
Titolo: La settimana bianca
Autore: Emmanuel Carrère
Serie: —
Volume: —
Genere: Narrativa contemporanea francese
Trope: —
Editore: Adelphi
Pubblicazione: 11 febbraio 2021
Pagine: 139 pagine
ISBN: 9788845935695
Valutazione: 💛💛💛/5

“Ero solo, in una casetta in Bretagna, davanti al computer,” ha raccontato una volta Emmanuel Carrère “e a mano a mano che procedevo nella storia ero sempre più terrorizzato”. All’inizio, infatti, il piccolo Nicolas ha tutta l’aria di un bambino normale. Anche se allo chalet in cui trascorrerà la settimana bianca ci arriva in macchina, portato dal padre, e non in pullman insieme ai compagni. E anche se, rispetto a loro, appare più chiuso, più fragile, più bisognoso di protezione. Ben presto, poi, scopriamo che le sue notti sono abitate da incubi, che di nascosto dai genitori legge un libro, dal quale è morbosamente attratto, intitolato Storie spaventose, e che, con una sorta di torbido compiacimento, insegue altre storie, partorite dalla sua fosca immaginazione: storie di assassini, di rapimenti, di orfanità. E sentiamo, con vaga ma crescente angoscia, che su di lui incombe un’oscura minaccia – quella che i suoi incubi possano, da un momento all’altro, assumere una forma reale, travolgendo ogni possibile difesa, condannandolo a vivere per sempre nell’inferno di quei mostri infantili. Questo perturbante, stringatissimo noir è da molti considerato il romanzo più perfetto di Emmanuel Carrère – l’ultimo da lui scritto prima di scegliere una strada diversa dalla narrativa di invenzione.

La settimana bianca di Emmanuel Carrère è un romanzo che si distingue per la sua prosa affilata e per la capacità dell’autore di creare un’atmosfera intensa e avvolgente. La trama ruota attorno a Nicolas, un ragazzino timido e introverso che trascorrerà la settimana bianca con la sua classe. Il padre lo accompagnerà perché non si fida dei bus a causa di un recente incidente che ha interessato una scolaresca. Durante la lettura si percepisce l’angoscia che attanaglia Nicolas: non ha amici, ha una fissazione per le storie dell’orrore e fa ancora la pipì a letto. Si può definire un emarginato e dentro di sé sa che non vuole trascorrere la settimana in montagna perché non vuole che gli altri si rendano conto di quanto sia diverso. Comincia così l’esperienza inquietante di Nicolas, ma anche del lettore perché Carrère è un maestro nel depistare chi sta leggendo la sua opera.
Le notti di Nicolas all’interno del dormitorio comune sono popolate da incubi che vengono, però, neutralizzati di una febbre improvvisa che lo portano a passare le notti nello studio dello chalet da solo. Nicolas può così godersi dei momenti di tranquillità e anche il lettore tira un sospiro di sollievo, illudendosi di aver superato i momenti peggiori.
La neve ricopriva ogni cosa. I fiocchi continuavano a cadere, volteggiando dolcemente nel vento.
Era la prima volta che Nicolas vedeva tanta neve, e dal fondo del suo sconforto provò un senso di meraviglia.
L’atmosfera subisce un cambiamento quando una notte Nicolas si sente abbandonato, spaesato e ha il terrore di essere assassinato.
Carrère dimostra una profonda comprensione della psicologia umana, dando vita a personaggi complessi e sfaccettati. Ognuno di loro è caratterizzato da dubbi, paure e desideri che li rendono estremamente realistici e convincenti.
Uno dei punti di forza del romanzo è sicuramente la sua atmosfera. Carrère è abile nel dipingere i paesaggi innevati delle Alpi francesi e nel rendere palpabile il senso di isolamento e di claustrofobia che avvolge i protagonisti. Le descrizioni dettagliate e vivide contribuiscono a creare una sensazione di tensione e suspense che tiene incollati alla pagina.
Tuttavia, nonostante questi pregi, il romanzo presenta anche alcune debolezze. In alcuni punti, la trama risulta un po’ confusa e disordinata. Questo può rendere la lettura un po’ faticosa e difficoltosa da seguire, specialmente per chi cerca una storia più lineare e coesa.
Inoltre, il finale del romanzo può lasciare alcuni lettori insoddisfatti. Carrère opta per una conclusione aperta e ambigua, lasciando molte domande irrisolte e lasciando al lettore la libertà di interpretare il destino dei personaggi. Mentre alcuni potrebbero apprezzare questa scelta artistica, altri potrebbero preferire una chiusura più definitiva e soddisfacente.
Nicolas trascorse il resto del viaggio a chiedersi quali fossero state le sue ultime parole. Una breve risposta a Patrick in macchina, probabilmente. Aveva deciso di non parlare più, mai più. Ormai era l’unica forma di protezione che riuscisse a immaginare. Neanche una parola, da lui non avrebbe cavato più niente. Sarebbe diventato un blocco compatto di silenzio, una superficie liscia e scivolosa contro cui la sventura sarebbe rimbalzata senza trovare un accesso. Se avesse voluto, se avessero osato, gli altri gli avrebbero parlato ma lui non avrebbe risposto. Non li avrebbe neanche sentiti. Non avrebbe sentito quello che gli avrebbe detto sua madre, verità o menzogna, senz’altro menzogna. Gli avrebbe raccontato che suo padre avrebbe avuto un incidente durante una trasferta, e che per una ragione o per l’altra non potevano andarlo a trovare all’ospedale. Oppure che era morto, e non sarebbero andati neanche al suo funerale, né a raccogliersi sulla sua tomba. Avrebbero di nuovo cambiato città, forse anche nome, nella speranza di lasciarsi alle spalle quel silenzio e quella vergogna che li avrebbero ormai accompagnati ovunque, ma la cosa non l’avrebbe più riguardato, lui avrebbe taciuto, taciuto per sempre.
In definitiva, La settimana bianca è un romanzo che offre una lettura coinvolgente e stimolante, ma che presenta anche alcune lacune nella trama e nella conclusione. Pur non raggiungendo le vette della perfezione, rimane comunque un’opera degna di attenzione per la sua profondità psicologica e la sua capacità di trasportare il lettore in un mondo di suspense e mistero.